Lettori fissi

sabato 28 febbraio 2009

William Shakespeare

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Tuo padre giace a più di nove metri di profondità.
Le sue ossa sono diventate corallo;
I suoi occhi ora sono perle.
Non c'è in lui parte alcuna
che non si trasformi per opera del mare
In qualcosa di ricco e di meraviglioso.
Le ninfe del mare di continuo suonano per lui.

Specchio

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Christoffer Wilhelm Eckersberg "Nudo di schiena, toeletta mattutina"

Sono esatto e d'argento, privo di preconcetti.
qualunque cosa io veda subito l'inghiottisco
tale e quale senza ombre di amore o disgusto.
Io non sono crudele, ma soltanto veritiero -
quadrangolare occhio di un piccolo iddio.
Il più del tempo rifletto
sulla parete di fronte.
E' rosa, macchiettata. Ormai da tanto tempo la guardo che la sento
un pezzo del mio cuore. Ma lei c'è e non c'è.
Visi e oscurità continuamente si separano.

Adesso io sono un lago. Su me si china una donna
cercando in me di scoprire quella che lei è realmente.
Poi a quelle bugiarde si volta: alle candele o alla luna.
Io vedo la sua schiena e la rifletto fedelmente.
Me ne ripaga con lacrime e un agitare di mani.
Sono importante per lei. Anche lei viene e va.
Ogni mattina il suo viso si alterna all'oscurità.
In me lei ha annegato una ragazza, da me gli sorge incontro
giorno dopo giorno una vecchia, pesce mostruoso.


Sylvia Plath

venerdì 27 febbraio 2009

Campo di ulivi

Giorgio Bernardini, Ulivi al vento



Il campo
di ulivi s'apre e si chiude
come un ventaglio.
Sull'uliveto
c'è un cielo sommerso
e una pioggia scura
di freddi astri.
Tremano giunco e penombra
sulla riva del fiume
s'increspa il vento grigio.
Gli ulivi
sono carichi
di gridi.
Uno stormo
d'uccelli prigionieri
che agitano lunghissime
code nel buio.


Federico Garcia Lorca

giovedì 26 febbraio 2009

Nascita di Venere

Di Sandro Botticelli

Una sensualità virginea appena sbocciata...inconsapevole e candida...profuma di primavera questo quadro e di mare...

Il sogno

Paul Gaugin

Per nessun altro, amore, avrei spezzato
questo beato sogno.
Buon tema per la ragione,
troppo forte per la fantasia.
Sei stata saggia a svegliarmi. E tuttavia
tu non spezzi il mio sogno, lo prolunghi.
Tu così vera che pensarti basta
per fare veri i sogni e storia le favole.
Entra tra queste braccia. Se ti sembrò
più giusto per me non sognare tutto il sogno,
ora viviamo il resto.

Come un lampo o un bagliore di candela
i tuoi occhi, non già il rumore, mi destarono.
Così (poiché tu ami il vero)
io ti credetti sulle prime un angelo.
Ma quando vidi che mi vedevi in cuore,
che conoscevi i miei pensieri meglio di un angelo,
quando interpretasti il sogno, sapendo
che la troppa gioia mi avrebbe destato
e venisti, devo confessare
che sarebbe stato sacrilegio crederti altro da te.

Il venire, il restare ti rivelò: tu sola.
Ma ora che ti allontani
dubito che tu non sia più tu.
Debole quel amore di cui più forte è la paura,
e non è tutto spirito limpido e valoroso
se è misto di timore, di pudore, di onore.
Forse, come le torce
sono prima accese e poi spente, così tu fai con me.
Venisti per accendermi, vai per venire. E io
sognerò nuovamente
quella speranza, ma per non morire.

John Donne

martedì 24 febbraio 2009

Il ratto di Proserpina

Bernini

Contemplate questa scultura di rara bellezza e sensualità.


Sardegna

Sul languido cielo s'incidono,
Sardegna, i tuoi monti di ferro.
Cielo velato
come da un polline
malsano, che a guardarlo ci si strugge.
Malinconica Circe,
è con questo richiamo
che trattieni il partente,
presso il Limbara nostalgico.
Ed è così che il sardo
mai tradirà la sua terra fedele.

Quando il cisto più odora
e per le vie marine,
messaggio della vita misteriosa
che in te si cela,
s'avvicina fidente la pernice,
io percorsi, o Sardegna, le tue strade
saline di Gallura,
la terra d'Orosei, bianca, africana,
la Barbagia granitica e selvosa,
l'Ogliastra rossa,
ed oltre il campidano, le cui donne
hanno seni di pietra,
mi spinsi a Teulada
ove il daino saltellava
sui gradini della casa ospitale.
Sostai fra gli ombrosi
aranceti di Milis. Risalii
l'altipiano ventoso, verso Mandas,
in compagnia d'un canto di soldato,
unica medicina
a tanta malinconia.
E sul corso d'un fiume assiduo e lieto
mi ritrovai fra la tua fiera gente
barbaricina,
che giù dal Gennargentu,
dove fra il bianco granito frondeggiano
le querce e l'elce nera,
calava un tempo
alla pianura fertile e fangosa.
Così dal monte al piano
m'avventurai, per folti paradisi
di selvaggina
e terre così sole che a percorrerle
qualunque cavalcante è paladino.
Ti conobbi dovunque,
isola ardente e varia,
coi tuoi costumi, i tuoi canti ieratici.
E già l'estate lungo gli arsi greti
sbiancava l'oleandro,
persistendo sui monti
un colore indicibile
di primavera isolana.
E sul tuo suolo vergine affioravano
qua e là, sollecite,
le prime, rudi reliquie dell'uomo
che ti fan grave e cupa in tanta luce.
Favoloso viaggio
ch'io rifeci in un attimo,
allontanandomi nella sera,
mentre ormai più non eri
che un cielo sognante
all'orlo d'una montagna.
Terra di vini forti,
patria di antichi pastori
e di donne calde,
fior del Mediterraneo,
fiorito al tempo che tutto era chiuso
nel nostro mare,
tu porti in te il profumo
d'un secolo cortese e venturoso.
Lo sentii nella grazia
del tuo linguaggio,
nei venti che respiri.
E vidi Pisa,
là dove a un tratto sull'alpestre cima
due vecchie mura castellane, orrende,
rammentano il conte Ugolino.
Ma dimmi tu qual nome, se non Roma,
fa lampeggiare l'occhio
del tuo pastore.

Vincenzo Cardarelli

lunedì 23 febbraio 2009

Il dono

Voglio darti qualcosa, bambino mio,
poichè stiamo andando alla deriva
nella corrente del mondo.
Le nostre vite verranno separate,
il nostro amore dimenticato.

Ma non sono così sciocco da sperare
di comprare il tuo cuore coi mie doni.

Giovane è la tua vita,
il tuo sentiero, lungo,
e tu bevi d'un sorso l'amore
che ti portiamo, e ti volgi,
e corri via da noi.


Tu hai i tuoi giochi,
e i tuoi compagni di gioco.
Che male c'e se non hai
tempo di pensare a noi!


Abbiamo abbastanza tempo nella vecchiaia
per contare i giorni passati
per nutrire il cuore
ciò che le nostre mani hanno perduto per sempre.


Veloce scorre il fiume con un canto,
travolgendo tutte le barriere.


Ma la montagna rimane e ricorda,
e lo segue con il suo amore

Tagore

Ninfa dormiente

Canova

Anche questa opera è ricca di sensualità.
Credo che questa impressione sia accresciuta proprio dal fatto che la ninfa sta dormendo, e quindi assume un atteggiamento (del corpo) rilassato e, in un certo senso, di innocenza.
E questo la rende ancora più sensuale, a mio parere.

domenica 22 febbraio 2009

La danzatrice

Un'altra opera del grande Canova.


Osservate anche qui l'effetto bagnato sui vestiti che li rende leggeri e li fa sembrare sottili come fili di lana.
E' carratteristico di Canova, difficilmente ricreabile nonostante i vani tentativi di alcuni artisti, ed è un qualcosa di stupendo.

Lungo l'Affrico

Grazia del ciel, come soavemente
ti miri ne la terra abbeverata,
anima fatta bella dal suo pianto!
O in mille e mille specchi sorridente
grazia, che da nuvola sei nata
come la voluttà nasce dal pianto,
musica nel mio canto
ota t'effondi, che non è fugace,
per me trasfigurata in alta pace
a chi l'ascolti.

Nascente Luna, in cielo esigua come
il sopracciglio de la giovinetta
e la midolla de la nova canna,
sì che il più lieve ramo ti nasconde
e l'occhio mio, se ti smarrisce, a pena
ti ritrova, pel sogno che l'appanna,
Luna, il rio che s'avvalla
senza parola erboso anche ti vide;
e per ogni fil d'erba ti sorride,
solo a te sola.

O nere e bianche rondini, tra notte
e alba, tra vespro e notte, o bianche e nere
ospiti lungo l'Affrico notturno!
Volan elle sì basso che la molle
erba sfioran coi petti, e dal piacere
il loro volo sembra fatto azzurro.
Sopra non ha sussurro
l'arbore grande, se ben trema sempre.
Non tesse il volo intorno a le mie tempie
fresche ghirlande?

E non promette ogni lor breve grido
un ben che forse il cuore ignora e forse
indovina se udendo ne trasale?
S'attardan quasi immemori del nido,
e sul margine dove son trascorse
par si prolunghi il fremito dell'ale.
Tutta la terra pare
argilla offerta all'opera d'amore,
un nunzio il grido, e il vespero che muore
un'alba certa.

Gabriele D'annunzio

sabato 21 febbraio 2009

Canova

La Maddalena

Alla luna

Caspar David Friedrih
Un uomo e una donna davanti alla luna
Olio su tela,
1830-35.
Berlino, Nationalgalerie.

O graziosa luna, io mi rammento
che, or volge l'anno, sovra questo colle
io venia pien d'angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva
siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
il tuo volto apparia, che travagliosa
era mia vita: ed è, nè cangia stile
o mia diletta luna. E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar l'etate
del mio dolore. Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancor lungo
la speme e breve ha la memoria il corso
il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che l'affanno duri!
Giacomo Leopardi

giovedì 19 febbraio 2009

Il colore del vento

Il vento la notte
arriva e passa
e nel mio sonno
plasma invisibile.
I nuovi alberi domani
avranno curve schiena
e scomposti
gracili rami chini
volti a Oriente
.


Kuki Gallmann

mercoledì 18 febbraio 2009

Tieni stretto ciò che è buono

Tieni stretto ciò che è buono,
anche se è un pugno di terra.
Tieni stretto ciò in cui credi,
anche se è un albero solitario.
Tieni stretto ciò che devi fare,
anche se è molto lontano da qui.
Tieni stretta la vita,
anche se è più facile lasciarsi andare.
Tieni stretta la mia mano,
anche quando mi sono allontanato da te.


Poesia indiana

Gira la terra

Gira la terra

la terra sta girando

chi non danza vuole morire

e quando danziamo la terra danza

offriamo le nostre vite

al sole e alla luna

il loro volto è il nostro volto

con le mani teniamo alta la luna

siamo figli degli alberi

quando la luna cala tra il fogliame

i nostri occhi sono a sembianza d'uccello

cavalchiamo soli sulla carezza del sole

ed abbiamo un luogo dove andare

oltre la frangia dorata dei sogni

Canto tribù Comanche

martedì 17 febbraio 2009

Bel sole invernale

Il bel sole d’ottobre ha ubriacato le farfalle –
migliaia di farfalle bianche corrono sui cardi,
sul granturco giallo, sui bassi fondali della spiaggia,
a caccia delle loro ombre azzurre. Devi cedere – disse;
di nuovo cedere. Un’infima nobiltà. Tutti invecchieranno.
Si ammollirà anche il sasso nell’acqua. La farfalla più bianca
si posò sul berretto nero del cielo. Quello la prende,
la spinge con due dita tra le corde
nella rosa della chitarra; – è quella che passeggia ogni sera
fuori dai ristoranti popolari delle vie Chateaubriand e Doros.

Kàlamos, 29 ottobre 1972
Ghiannis Ritsos da "Il funambolo e la luna "

lunedì 16 febbraio 2009

E' stato il vento a darci la vita

E' stato il vento a darci la vita
e quando il vento cessa,
quello per noi è il momento di morire.
Le linee che portiamo
incise sulla punta delle dita
sono i mille sentieri che ha percorso.

Da essi ci è possibile capire
in che direzione soffiava
il giorno in cui furono creati
i nostri avi.

Canto Navajo

domenica 15 febbraio 2009

L'occhio è la finestra dell'anima

L'occhio è la finestra dell'anima, il fulcro della bellezza del volto, il luogo in cui si concentra l'identità di un individuo; ma allo stesso tempo è lo strumento che ci consente di vedere …
Insomma lo sguardo, la cosa più meravigliosa che l'uomo possegga…

Milan Kundera, L'identità

Colore d'ombra


Del colore dell'ombra
si dipinge la sera
interminabile per me
da te lontana.

Occhi, cuore, anima pungolano
quell'insistente desiderio
che vuole che ti chiami.

D'un colore d'ombra si velano
cuore anima ed occhi
persi nella sera
d'attesa interminabile.

Ombra è il colore
del cuore, degli occhi, dell'anima,
in un'attesa senza fine, persi.

Cuore, anima ed occhi,
ombre nell'inoltrata notte aspettano...


Giuseppe Ungaretti

sabato 14 febbraio 2009

Nel silenzio della notte

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Nel silenzio della notte, io ho scelto te. Nello splendore del firmamento, io ho scelto te. Nell'incanto dell'aurora, io ho scelto te. Nelle bufere più tormentose, io ho scelto te. Nell'arsura più arida, io ho scelto te. Nella buona e nella cattiva sorte, io ho scelto te. Nella gìoia e nel dolore, io ho scelto te. Nel cuore del mio cuore, io ho scelto te.
S. Lawrence

venerdì 13 febbraio 2009

Canto d'amore

Quando, all'ora del crepuscolo,
Il sole accarezza il cielo
Che si tinge
Delle rosse tinte della timidezza
E nasce il tramonto,
Ascolta la risata felice
Che la terra rivolge al cielo.
 
Quando le nuvole
Giocano a rincorrersi ad oriente
E si radunano minacciose
E cariche di pioggia
Ascolta la terra che danza
Al ritmo delle gocce che cadono.
 
Quando un candido manto di nero velluto
Oscura il cielo
Accendendo nella notte
Milioni di stelle
E l'onda del mare
Fa l'amore con la riva,
Ascolta il canto d'amore
Fra la terra ed il cielo.
 
Questo è un canto
Che solo con il cuore puoi sentire
E se ascolterai
Con l'anima limpida e pura
La potenza della natura
Ti darà gioia
E ti renderà forte
E tu, dolce amico mio,
Non ti sentirai più solo e triste.

giovedì 12 febbraio 2009

Mi piaci quando taci

Mi piaci quando taci perché sei come assente,
e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca.
Sembra che gli occhi ti sian volati via
e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.

Poiché tutte le cose son piene della mia anima
emergi dalle cose, piene dell'anima mia.
Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima,
e rassomigli alla parola malinconia.

Mi piaci quando taci e sei come distante.
E stai come lamentandoti, farfalla turbante.
E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge:
lascia che io taccia col tuo silenzio.

Lascia che ti parli pure col tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e costellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.

Mi piaci quando taci perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Allora una parola, un sorriso bastano.
E son felice, felice che non sia così.

Pablo Neruda

mercoledì 11 febbraio 2009

Esiste un momento in cui le parole si consumano e il silenzio incomincia a raccontare..

Notturno

La lagrima e la stella
si toccarono, e subito
divennero una sola lagrima,
divennero una stella sola.

Rimasi cieco, rimase
cieco d'amore il cielo.
Il mondo fu - nient'altro -
luce di lagrima, pena di stella.

Juan Ramon Jiménez

martedì 10 febbraio 2009

Incontro di due mani

in cerca di stelle,
nella notte!

Con che pressione immensa
si sentono le purezze immortali!

Dolci, quelle due dimenticano
la loro ricerca senza sosta,
e incontrano, un istante,
nel loro circolo chiuso,
quel che cercavano da sole.

Rassegnazione d'amore,
tanto infinita come l'impossibile!


J.R. Jimenez

lunedì 9 febbraio 2009

Alla vita

Immagine di Mario Schifano - Albero della vita

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell'aldilà.
Non avrai altro da fare che vivere.

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro il muro, ad esempio, le mani legate
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli altri uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più povero della vita.

Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte,
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.

Nazim Hikmet

domenica 8 febbraio 2009

Il più bello dei mari

Immagine di Withney Bedford
 
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
Nazim Hikmet

giovedì 5 febbraio 2009

Dalla parte del mare lontano

Dalla pace del mare lontano
Fino alle verdi e trasparenti onde
Dove il silenzio non ha più un richiamo
E tutto si confonde
Dalle lagune grigie e nere
Dal faticare senza riposo
Dalla sete alla fame allo spavento
Al più segreto tormento
Avemmo padri avemmo madri
Fratelli amici e conoscenti
Ed imparammo a dare un nome nuovo
Ai nostri sentimenti
E così un giorno a camminare
Sopra la terra sotto al sole avaro
Per un amore che sembrava dolce
E si è scoperto amaro
Ma è solo un'eco nel vento
Nel vento che mi risponde
Venga la pace dal mare lontano
Venga il silenzio dalle onde
E in mezzo al mare c'è un punto lontano
Molto lontano dalle case e dal porto
Dove la voce delle cose più care
E' solo un ricordo
Ma da quel punto in poi
Non si distingue più
La linea d'ombra confonde
Ricordi e persone nel vento
Avemmo padri avemmo madri
Fratelli amici e conoscenti
Ed imparammo a dare un nome nuovo
Ai nostri sentimenti
E così un giorno a camminare
Sopra la terra sotto al sole avaro
Per un amore che sembrava dolce
E si è scoperto amaro
Ma è solo un'eco nel vento
Nel vento che mi risponde
Venga la pace dal mare lontano
Venga il silenzio dalle onde.

R.Kunstler

mercoledì 4 febbraio 2009

Piove

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

Gabriele D'Annunzio

martedì 3 febbraio 2009

Ode al giorno felice

 

Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.

Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.

Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.
Neruda

lunedì 2 febbraio 2009

Chi è in favore delle proprie stelle

Chi è in favore delle proprie stelle
si vanti di pubblico onore e superbi titoli,
mentre io, cui la sorte nega simili trionfi,
godo insperatamente chi maggiormente apprezzo.
I favoriti dei potenti schiudono i bei petali
soltanto come calendule allo splendor del sole,
è già sepolto in loro il loro proprio orgoglio
perché alla prima nuvola cade la loro aureola.
L'eroico combattente, famoso per valore
se dopo tante vittorie subisce una sconfitta,
per sempre vien radiato dall'albo dell'onore
e in più dimenticato ogni successo ardito:
felice sono io che amo e son riamato
dove l'amor non cambia né può esser ripudiato.

William Shakespeare